In Sicilia la scarsa e insufficiente viabilità, dalla caduta dell’Impero romano fino al XIX secolo, e il cattivo stato delle vie di comunicazioni esistenti, hanno sempre reso estremamente difficoltosi i viaggi e gli spostamenti.
Prima della diffusione delle carrozze, i mezzi di trasporto per persone erano: la portantina, la sedia volante, la seggetta, adatte a trasportare una sola persona e trainate da uomini, i cosidetti “seggitteri” o “vastasi di cinga” ; la lettiga, per due o più persone, a trazione animale. Portantine, lettighe e carrozze avevano in comune la qualità padronale e da nolo.
La lettiga fu il mezzo di locomozione più usato in Europa dalla fine del 1200 fino al XVIII secolo. Essa consisteva in una cassa avente all’interno due sedili vis à vis dove prendevano posto due persone ed era fornita di due sportelli e di quattro finestrelle con vetri per l’inverno e con tavolette forate, per la circolazione dell’aria, in estate. Era sorretta da due lunghe aste alle cui estremità venivano attaccati i cavalli – per i servizi di città – o i muli – per i viaggi attraverso le campagne – di solito uno avanti e l’altro dietro. Gli animali erano condotti per la testa da due lettighieri in livrea. Per i viaggi all’interno dell’isola, cioè verso i feudi e i castelli, la lettiga impiegava un’ora per percorrere quattro chilometri.
Durante l’ultimo periodo del Rinascimento comparve e si sviluppò in Italia la carrozza, cioè il primo veicolo dotato di sistema di sospensione della cassa (o scocca) dalle ruote, realizzato con cinghioni in cuoio o catene. II centro di maggiore produzione inizialmente fu Milano, ma ben presto maestri carrozzieri si trovavano in tutte le principali città.
A Palermo l’uso delle carrozze cominciò a diffondersi nei primi del XVII secolo e già nel 1647, ne circolavano tra pubbliche e padronali, settantadue. Uno dei primi modelli fu il calesse, portato da Vincenzo Percolla. Fino da allora in questa città, come nel resto d’Europa, i viaggi in carrozza erano un evento abbastanza eccezionale e riservato solo alle dame: gli uomini cavalcavano a fianco della carrozza; ma ben presto il loro uso si estese a tutta I’aristocrazia senza distinzione di sesso. Alla fine del secolo XVIII circolavano a Palermo circa 784 carrozze. E nello stesso secolo erano sorte in Sicilia molte botteghe artigiane specializzate nella costruzione delle carrozze: i carrozzieri, i chiavettieri, i falegnami, gli intagliatori, gli addoratori, i budatori (cioè doratori delle parti in rame e altre minuterie metalliche), i pittori, i guarnamentari (specializzati in rifiniture e finimenti in cuoio per attacchi). oltre ai Sala, Boschetti, Colla, Belloni a Milano, i Corrotti a Torino, i Nenci a Firenze, ricordiamo i Papale a Catania, i Guarrata, i Di Stefano, i Di Leo, i Caravita Bagnacavallo, i Gallitano a Palermo dove Fiorelli e Conigliaro, nell’antica via Cintorinai erano i migliori fornitori di finimenti in cuoio, di fruste, redini, briglie, morsi, selle, staffe, ecc.
Nel secolo scorso la carrozza vide il suo massimo fulgore. Divenne leggera e veloce, elegante, pratica, capace di soddisfare tutte le esigenze, come mezzo di locomozione di pubblica utilità, simbolo e misura di rango sociale. Furono create le molle ad arco e quelle a balestra fino ad un massimo di otto, per consentire un migliore molleggio; nella seconda metà del secolo, il cerchione in ferro delle ruote fu sostituito con un cerchio di gomma piena. Furono creati una grande varietà di modelli, soprattutto in Inghilterra e in Francia, che ebbero grande diffusione anche in Sicilia, come il landau, il break, la vittoria, il duc, il coupé, il vis-à-vis, il clarence, il brougham, il mail-coach ecc., nelle varianti da viaggio e da passeggiata, ordinari e di lusso.
A Palermo le occasioni fondamentali in cui si ostentava il proprio cocchio erano di solito: d’inverno, la passeggiata dal quadrivio di Piazza Croci a quello di Piazza Villena in via Maqueda, al Foro italico da Porta Felice a Piazza S. Erasmo.
“La passeggiata a la Marina” si svolgeva con grande fasto. Inoltre un’occasione particolare per ostentare gli attacchi era, in primavera, il famoso “Corso dei fiori”, organizzato e voluto dal Comm. Ignazio Florio Junior. La manifestazione si svolgeva lungo la Via Liberta, già delimitata da una serie di palazzine Liberty, fino al parco della Favorita.
In autunno la “Caccia alla volpe” era un altro importante appuntamento sociale. Essa si svolgeva lungo il percorso piazza Indipendenza – Favorita, e terminava, dopo una galoppata per l’inseguimento finale, nei pressi dell’Ercole Farnese con un pic-nic campestre. Tali consuetudini nei primi decenni di questo secolo piano piano andarono scomparendo. Con la diffusione delle prime automobili, le carrozze caddero sempre più in disuso, e rimasero depositate e “dimenticate” nelle rimesse degli antichi palazzi o nelle tenute di campagna. Grazie all’opera di ricerca e di raccolta svolta da alcuni collezionisti, tale patrimonio storico si è in parte salvato. In particolare Vincenzo Martorana Genuardi di Molinazzo, nato a Palermo il 19 settembre 1936 e recentemente scomparso nel marzo 1999, è stato un collezionista entusiasta e poliedrico per i suoi interessi culturali ampi e la sua attenzione per qualunque segno significativo della storia.
Fin dal primi anni Sessanta estrinsecò i suoi vari interessi culturali avviando la costruzione di singolari e diverse collezioni come: cartoline d’epoca (circa 40.000), di ceramiche dal XlV al XlX secolo, di mattonelle in maiolica, di armi bianche e da fuoco, di immagini devote tradizionali, di libri antichi sulla Sicilia. Ebbe anche uno spiccato interesse per la storia della locomozione e in particolare cominciò a costituire una collezione di carrozze a partire dal recupero di alcuni “legni” di famiglia, esistenti presso I’abitazione nella villa seicentesca di via Centorbe, in contrada Ingastone Olivella a Palermo, e di altre carrozze “dimenticate” nella tenuta di campagna a Sciacca, di provenienza della famiglia Quartararo-Vertrano. A questo primo nucleo comprendente sopratutto carrozze ottocentesche rappresentative dei modelli più diffusi in quel secolo si aggiunsero altri esemplari: due duc, alcuni coupè, due Vittoria,una Clarence, una Charrette, una Military, un calessino, una “Domatrice”, quattro landau, due Vis-à-Vis, due Break, quattro calessi, un forno Weis (cucina militare da campo), un carrozzino di tipo marsalese e un carro tradizionale dipinto di tipo trapanese, tutte provenienti da famiglie siciliane di nobile Casato, complete di accessori e finimenti per attacco singolo, pariglie e quadriglie, e infine anche alcune portantine e lettighe d’epoca.
Nel 1986 l’Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione della Regione Siciliana ha acquistato la collezione Martorana consistente in “ventinove legni” completi di finimenti e accessori, e un carretto. Dalle rimesse della Villa “Centorbe”, la collezione è stata trasferita nelle rimesse di Palazzo Mirto a Palermo, dove le splendide scuderie fanno da adeguata cornice.
Le condizioni generali dei pezzi sono buone e tutte le carrozze sono funzionanti. Ne viene curata la manutenzione ordinaria e straordinaria a cura della sezione per i beni etno-antropologici della Soprintendenza per i beni culturali di Palermo. La collezione Martorana costituisce un ottimo nucleo per la costruzione di un Museo Regionale di Antropologia dedicato alla storia della locomozione, riunendo così importanti collezioni ed esemplari come ”la carrozza d’oro” de principi di Butera e di Trabia di Palazzo dei Normanni e le berline di gala del Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo, nonché le numerose collezioni regionali relative ai mezzi di trasporto tradizionali non ancora del tutto fruibili.